CONCORSO CON L'ASSOCIAZIONE VITTIME CIVILI DI GUERRA:
“Infanzia negata: i bambini vittime della guerra nel 1945 e oggi"
SCADENZA: 20 FEBBRAIO 2026
2.500 EURO DI PREMI
Il concorso provinciale verrà premiato il 26 febbraio durante una cerimonia presso il Teatro Dino Buzzati di Belluno che ospiterà lo spettacolo La Scelta di Marco Cortesi e Mara Moschini in versione rinnovata e aggiornata, con nuove storie.
La guerra colpisce tutti, ma sono i bambini a subirne spesso le conseguenze peggiori. Nel 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale, anche in Italia tanti bambini hanno perso la casa, la scuola, la famiglia… e l’infanzia. Ancora oggi, in molte parti del mondo, altri bambini vivono le stesse paure e gli stessi dolori. Ricordare queste storie aiuta a comprendere il valore della pace e l’impegno che ogni uomo può assumere affinché nessun bambino debba più crescere in mezzo alla guerra.
Il 1945 rappresenta una data decisiva nella storia italiana: la fine della Seconda guerra mondiale. Essa segnò il termine di un conflitto che aveva martoriato il Paese, lasciandolo in una condizione di estrema precarietà economica e sociale. Se i libri di storia si soffermano sulle battaglie e sulle strategie militari, è fondamentale ricordare che furono i civili – e in particolare i bambini – il volto più silenzioso e dimenticato della sofferenza.
Nel dopoguerra italiano, migliaia di queste creature fragili e indifese, furono tra le vittime più colpite: molti persero i genitori, la casa e privati dell’istruzione. Molti bambini divennero orfani, altri furono costretti a vivere soli per strada. Alcuni furono testimoni diretti di stragi di civili innocenti, altri morirono sotto i bombardamenti, per fame e malattie o feriti gravemente dagli ordigni bellici inesplosi, celati tra le foglie, sotto la sabbia o nei greti dei fiumi. Questi strumenti di morte rappresentavano infatti un pericolo costante per i bambini che giocavano ignari nei campi o lungo le strade. Le mutilazioni causate da queste esplosioni furono numerose, lasciando segni indelebili nei corpi e nelle menti di chi sopravvisse.
Ancora oggi, i numerosi ritrovamenti di ordigni bellici inesplosi sono la dimostrazione che la violenza di un conflitto sopravvive oltre gli accordi di pace. E ogni bambino ferito o ucciso ancora oggi da un residuo bellico è una lezione ignorata, una voce che avrebbe potuto cambiare il mondo.
Bonificare i terreni, investire nell’educazione al rischio, ascoltare le testimonianze sono atti di giustizia che dobbiamo alla memoria e al futuro. Perché proteggere i bambini non è un gesto di carità, ma un dovere verso ciò che resta di umano in ognuno di noi.
La guerra, nella sua manifestazione più cruda, non uccide solo con le armi: uccide anche con la fame e paura. La malnutrizione e la carestia che scaturiscono dai conflitti armati è una ferita invisibile ma profonda, che logora intere comunità. I bambini che vivono in contesti bellici non solo perdono la sicurezza e la normalità quotidiana, ma vengono privati del più essenziale dei diritti: il diritto al cibo.
Non si tratta soltanto di un effetto collaterale della violenza, ma spesso di una strategia deliberata, usata per indebolire il nemico o punire i civili.
Oggi, il mondo sembra aver cambiato scenario, ma non coscienza. In Ucraina, in Siria, in Palestina, altri bambini vivono lo stesso dramma. Non indossano uniformi, ma portano sulle spalle la sofferenza, il peso, le cicatrici e le mutilazioni di un conflitto che non gli appartiene. Alcuni vengono arruolati a forza, altri vengono uccisi in scuole che si trasformano in bersagli. A Gaza, come in altri scenari di guerra dichiarati o meno, l’emergenza alimentare è è una ferita silenziosa della guerra e ogni bambino che soffre la fame rappresenta un fallimento collettivo.
A Gaza più di 500.000 persone, circa un quarto dell’intera popolazione, soffrono una condizione estrema di povertà e oltre 320.000 bambini, l’intera popolazione sotto i cinque anni nella Striscia, soffre di malnutrizione acuta, forma grave di sottoalimentazione (fonte World Food Programme). E il loro pianto si perde tra notiziari e statistiche, come se il dolore potesse essere archiviato in un file.
- QUI IL BANDO PROVINCIALE CON GLI ALLEGATI IN FORMATO .zip
- qui il bando in pdf senza gli allegati
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