Sosteniamo e aderiamo all'iniziativa, condividendone finalità, modalità pacifiche, apolitiche ed equilibrio, di alcuni cittadini bellunesi di cui riportiamo più sotto l'invito.
Come abbiamo sempre espresso, lasciamo ai giuristi disquisire se il tremendo eccesso nell'uso della forza in risposta al 7 ottobre (che ha portato il governo israeliano a operare l’uccisione sistematica di bambini, donne e uomini di ogni età, un crimine orrendo che viola tutti i principi e le norme enunciati nella Carta delle Nazioni Unite, nel diritto internazionale umanitario, nel diritto internazionale dei diritti umani e nel diritto penale internazionale) sia genocidio, atti genocidari o solo crimini di guerra. Tutto ciò non ha alcuna importanza rispetto ad una risposta incredibilmente spropositata ai gravissimi crimini del 7 ottobre. Non si può infatti più parlare di legittima difesa come previsto dall'art. 51 dello Statuto dell'ONU (come nel caso dell'Ucraina), che prevede che in caso di aggressione l’azione militare debba rispettare i parametri della necessità e della proporzionalità. L’art. 51 della Carta dell’ONU e la corrispondente norma di diritto consuetudinario vietano inoltre un’occupazione militare prolungata e l’annessione del territorio dell'autore dell'attacco.
Il Centro Diritti Umani dell'Università di Padova enuclea tutte le violazioni del Diritto Internazionale intraprese dal governo di uno stato che si dichiara democratico e in qualche modo baluardo del mondo occidentale: https://unipd-centrodirittiumani.it/it/temi/salviamo-i-sopravviventi-di-gaza
Qui un approfondimento sull'uso della forza nel Diritto Internazionale
Riportiamo quindi l'invito:
BELLUNO PER GAZA – 14 GIUGNO 2025 PIAZZA MARTIRI, ORE 11.00
Abbiamo deciso di dare un segnale. Modesto magari, come ne eravamo capaci.
Nel post iniziale che annunciava questo evento si riportava: “Non servono orazioni nè discorsi ampollosi, serve solo ESSERCI SILENZIOSAMENTE ma ESSERCI. Spesso, infatti, il silenzio fa più rumore delle grida e delle urla.”

Questo dovrebbe essere è dovrà contraddistinguere lo spirito di questo evento che è finalizzato in primis a fare massa critica per fermare quello che, senza perifrasi di sorta o infingimenti retorici o politici, è stato ed è tutt’ora un massacro della popolazione civile del tutto paragonabile ad un genocidio per la tragica portata dei numeri e per le modalità di inaudita violenza con le quali è stato perpetrato questa sterminio di civili attestate da centinaia di fonti ufficiali terze al conflitto in corso. 2 milioni di persone costrette a vivere in condizioni subumane dove perfino affamare bambini, donne incinte ed ammalati è diventata dimostrata azione di sterminio che pensavamo di non scorgere più nel Terzo Millennio.
Abbiamo deciso di organizzare questa manifestazione – sembrerà strano ma così è stato – senza condizionamenti o input di sorta: il cuore oltre le tattiche e le strategie. È il motivo stesso per cui nella locandina sopra in evidenza è stato volutamente scelto di non inserire loghi/simboli appartenenti alla politica e nessun altro riferimento che non forse data, luogo ed ora. Per una battaglia di civiltà trasversale che affermi l’umanità.
A scanso di quanti possano anche solo ritenere che questo genere di manifestazioni possa dare fiato ad Hamas o a gruppi/movimenti ad esso legati, affermiamo da subito e senza più tornarci, che riteniamo l’ala militare di Hamas alla stregua di terroristi e abbiamo orrore e condanna per il massacro di civili del 7 ottobre.
Ciò detto le azioni di Netanyahu e del suo esecutivo, dalla repressione ed eliminazione iniziale dell’ala militare di Hamas, si sono spostate da lì a poco anche contro la popolazione civile, andando ben presto oltre a quelli che in una fase iniziale venivano chiamati non desiderati danni collaterali. Azioni queste che hanno assunto via via una portata sempre più drammaticamente sanguinosa e violenta contro civili inermi, donne, bambini ed anziani massacrati senza motivo comprensibile. Alcuni ministri di Netanyahu hanno affermato di perseguire non più l’eliminazione di Hamas, ma la deportazione e lo sterminio di tutti i palestinesi, e hanno vantato di aver vietato che anche solo “un chicco di grano” entrasse in Gaza.
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, infatti, ha computato che dall’ottobre 2023 sono quasi 60 mila i morti, oltre 115 mila i feriti. Ricerche in esame alle Nazioni Unite evidenziano una conta reale di oltre 300 mila morti a seguito di ferite non curate, malnutrizione (fame), e debilitazione. Tutto ciò non può che essere assimilato ad una tragedia umanitaria di enormi proporzioni le cui responsabilità ricadono in toto sul Governo del Primo Ministro Netanyahu e sugli apparati militari di Israele dell’ala più oltranzista.
Ciò doverosamente premesso, possiamo dire che ci ritroviamo, dunque, nelle parole del Presidente della Repubblica Mattarella che ha recentemente sostenuto che:
“Il Medio Oriente, dopo il sanguinario attacco di Hamas contro vittime israeliane inermi – con ostaggi odiosamente rapiti e ancora trattenuti, e che vanno immediatamente liberati - vive il dramma in atto nella striscia di Gaza.
È inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario nei confronti dei cittadini di Gaza.
Si impone, subito, il cessate il fuoco.
In qualunque caso, è indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali, rendendo possibile la ripresa di piena assistenza umanitaria alle persone. Che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è disumano.
È grave l’erosione di territori attribuiti alla Autorità Nazionale Palestinese. I Palestinesi hanno diritto al loro focolare entro confini certi.
Questa prospettiva e la sicurezza di Israele – elementi imprescindibili – appaiono gravemente minacciate dalla semina di sofferenza e di rancore prodotta da quanto sta accadendo.
**
Se ne condividete l’intento come si immagina avvenga, siete invitati a promuovere con i vostri canali (social, chat, mailing list, ecc.) questa manifestazione nell’intento di mobilitare coscienze e presenze fisiche per riuscire a dare un segnale.
Al riguardo si precisa che sono state effettuate le comunicazioni di rito alla Questura di Belluno e al Comando della Polizia Locale di Belluno.
Va da sé che segni identificativi di partiti e movimenti, associazioni, categorie economiche e sociali, ecc. saranno del tutto ammissibili.
Dando del tutto per scontato che i soggetti in indirizzo approvino questo modus agendi, è bene precisare che è opportuno sorvegliare affinché soggetti non desiderati diventino assumano le vesti di provocatori e/o alterino la “serenità” con la quale l’evento in questione dovrà connotarsi.
Non saranno, infatti, accettati comportamenti ed azioni non consone allo spirito autentico dei promotori e, in questo senso, si invita ogni singolo partecipante farsi parte responsabile per evitare a solo titolo esemplificativo cori e slogan contro Israele, danneggiamento di bandiere, immagini e aspetti iconografici e/o simboli legati ad Israele e, in analogia, ogni condotta che possa poi venir assimilata ad antisemitismo poiché – è bene ribadirlo - non appartiene al vissuto e alla cultura dei promotori questo stato né è l’intento genuino degli stessi.
Si ringrazia sin d’ora quanto vorranno pubblicizzare il ritrovo e quanto saranno fisicamente presenti.
Si ringrazia anche quanti in uno spirito di civiltà daranno una mano a raccogliere eventuali rifiuti abbandonati a terra che è fisiologico rinvenire dopo ogni evento, in modo da lasciare i lughi che ci ospitano come li abbiamo trovati. Questo dovrebbe essere altro segno della maturità dei partecipanti.
Siamo di fronte al primo genocidio “live streaming”.
Non è il momento di voltarsi altrove o di cercare alibi.
Si ringrazia per sostenere la finalità dell’iniziativa estendendola a quanti più possibili.